Lesioni pigmentate della regione genitale: diagnosi differenziale

Vincenzo De Giorgi
Dipartimento di Scienze Dermatologiche – Università di Firenze

La difficoltà diagnostica nelle lesioni pigmentate può essere amplificata anche da particolari regioni anatomiche come la regione genitale dove l’errore o il ritardo diagnostico è estremamente frequente.
Circa nel 10% delle donne che afferiscono ad un ambulatorio specialistico di patologia vulvare e’ possibile riscontrare una o piu’ aree ipercromiche che interessano la mucosa, la semimucosa o la cute della vulva. Il pigmento responsabile di tali alterazioni e’ generalmente la melanina, ma talvolta anche l’accumulo di altri pigmenti, soprattutto l’emoglobina in lesioni di natura vascolare, puo’ essere in causa nel determinare aree ipercromiche diffuse e/o lesioni circoscritte.
Le problematiche di carattere diagnostico differenziale clinico fra lesioni pigmentate benigne e maligne, con la conseguente necessita’ di una gestione terapeutica appropriata limitando al minimo le escissioni non necessarie senza correre il rischio di falsi negativi diagnostici rendono tale capitolo di particolare interesse per lo specialista.
In senso stretto, costituiscono il capitolo delle lesioni pigmentate vulvari quelle neoformazioni ipercromiche singole o multiple, di origine melanocitaria o non melanocitaria, che si presentano come lesioni circoscritte ben differenziabili nei confronti della cute sana poiche’ di colorazione più’ marcata, spesso rilevate sul piano cutaneo, a limiti netti, con alterazione del disegno cutaneo, conseguenti a fenomeni di natura proliferativo-neoplastica.
Il ruolo della demoscopia sta diventando fondamentale per una gestione corretta di tali lesioni anche se non pigmentate. In questi casi l’analisi della morfologia dei vasi e delle strutture vascolari in generale risulta determinante.

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