Le nuove “Small Molecules” per la cura della Psoriasi

Autori
Annunziata Dattola, Ester Del Duca
Clinica Dermatologica
Università degli Studi di Roma - Tor Vergata

Dott.ssa Annunziata Dattola
Negli ultimi anni, l’introduzione dei farmaci cosiddetti “biologici” ha cambiato notevolmente il decorso della psoriasi, patologia infiammatoria a carattere cronico recidivante, offrendo la possibilità di controllare molteplici aspetti sia della componente cutanea che articolare. A breve, avremo disponibilità ancora sia di nuovi farmaci biologici, come nuove molecole anti-TNF alpha od anti-interleuchine, sia di una classe di nuovi composti noti come “small molecules”, quali Apremilast, commercializzato di recente con il nome di Otezla, e nel prossimo futuro Tofacitinib.

Quali sono le grandi differenze tra queste “small molecules” ed i farmaci biologici? Una grossa conquista è che si assumono come compresse per via orale. Apremilast è un inibitore della fosfodiesterasi-4 (PDE-4), enzima importante nel controllare l’infiammazione. Il nuovo farmaco agisce aumentando il rilascio di mediatori naturali anti-infiammatori, come l’IL-10, ed è efficace sia riducendo i sintomi dell’artrite che sulla formazione della placca di psoriasi, ma per ora la FAD e l’AIFA hanno approvato Apremilast per il trattamento di adulti con artrite psoriasica attiva (PsA). Si assume al dosaggio di 30 mg in compresse 2 volte al giorno (mattina e sera). A questo dosaggio la maggior parte degli eventi avversi (AE) (96%) sono stati lievi o moderati, senza necessità di ripetere controlli ematologici nel corso della terapia. E’ giusto segnalare che alcuni soggetti nei primi 15 giorni di cura possono accusare una certa nausea od episodi di diarrea che però si risolvono gradualmente. Rispetto ai farmaci biologici, non c’è rischio di aumentare la possibilità di contrarre infezioni opportunistiche, né di riattivare la tubercolosi, può essere impiegato da pazienti cardiopatici o con storia personale di pregresse neoplasie. La strada di tale farmaco pare anche aprirsi nel prossimo futuro al trattamento della psoriasi volgare a placche (Pso). Molti studi hanno infatti dimostrato che tale molecola ha una rapida azione sul prurito (già dopo le prime 4 settimane), risulta efficace inoltre nel ridurre le lesioni cutanee psoriasiche ed in particolare nelle sedi difficili come la psoriasi dello scalpo o ungueale. Tale evidenza assume rilevante importanza nel garantire un’alternativa terapeutica a quei pazienti nel quale per vari motivi non è possibile utilizzare un farmaco tradizionale o una terapia biologica.

Dott.ssa Ester Del Duca
Tofacitinib, invece, è un inibitore orale di Janus chinasi, che ha dimostrato negli studi clinici di efficacia un notevole beneficio per il trattamento della psoriasi volgare. Tofacitinib è attualmente in fase di studio per il trattamento della psoriasi ma anche delle malattie infiammatorie croniche intestinali e di altre malattie immunologiche. Non è ancora approvato in Italia per il trattamento della psoriasi cutanea, ma sono attualmente in corso studi e sperimentazioni cliniche che dimostrano una risposta significativa nella riduzione del PASI75 alla settimana 12, indipendentemente dal dosaggio utilizzato.

Tofacitinib ha un meccanismo d’azione innovativo. Si tratta di un inibitore del percorso di segnalazione delle Janus chinasi (JAK), una famiglia di tirosin chinasi che si esplica attraverso la via metabolica JAK-STAT.  Il compito finale delle JAK è quello di attivare i fattori di trascrizione STAT che dal citoplasma migrano nel nucleo cellulare. A questo punto avviene l’interazione con sequenze specifiche di DNA, dando il via all'espressione di geni specifici, che daranno origine a risposte biologiche specifiche. Alla settimana 12, i tassi di risposta del PASI75 erano significativamente più elevati per tutti i pazienti trattati con tofacitinib rispetto al gruppo di pazienti trattato con placebo. Gli AE più frequenti sono stati infezioni (nasofaringiti, sinusiti, infezione del tratto respiratorio superiore), ma l'incidenza non era superiore a quella osservata nel gruppo trattato con placebo. Inoltre sono stati riscontrati in corso di terapia aumenti di colesterolo, HDL e LDL e lieve diminuzione dell’ematocrito ed inoltre dell’emoglobina.

Entrambe le molecole si presentano in formulazione di compresse per cui somministrati per via orale e per tale motivo risultano di più facile gestione rispetto alle già note formulazioni iniettabili dei farmaci biotecnologici presenti sul mercato. Inoltre possono rappresentare una valida alternativa terapeutica anche per i pazienti agofobici.

Questi farmaci se dagli studi registrativi possono risultare meno potenti rispetto ai farmaci biologici, proprio per le loro caratteristiche di maneggevolezza, assunzione per os, assenza di rischi di infezioni, possibili per pazienti cardiopatici, neoplastici od affetti da epatopatie infettive,   rappresentano un’opzione terapeutica in più nelle mani del medico nei casi in cui l’uso degli altri farmaci risulti controindicato o di difficile gestione.  Anche i pazienti pluri non-responders alle terapie attualmente disponibili possono risultare eleggibili per un trattamento con questa nuova classe di farmaci.

Pertanto, diversi sono i farmaci che saranno disponibili in Italia in breve tempo per il trattamento della psoriasi, che mirano al blocco di alcune vie citochiniche attive in diversi processi immunitari extracellulari e intracellulari responsabili della malattia psoriasica.

Tutte le nuove opzioni di trattamento evidenziano la necessità di costanti ricerche scientifiche in questo ambito proprio perché’ la psoriasi rappresenta una malattia sistemica che coinvolge diversi organi ed apparati e non rappresenta una patologia esclusivamente cutanea .

Fonte: ADIPSO / News / Dermatologia - Settembre 2017

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