Il leucoderma chimico

Gianni Angelini,
Clinica Dermatologica, Università di Bari

Il leucoderma chimico è una dermatosi cronica acquisita indotta dalla esposizione ripetuta a specifici agenti chimici, la gran parte dei quali sono derivati aromatici e alifatici di fenoli e catecoli. Vi contribuiscono anche sulfidrili, mercuriali, aldeide cinnamica, parafenilendiamina e in minor misura varie altre sostanze. Questi agenti, ad azione mirata melanocitotossica, agiscono solo in soggetti con specifica suscettibilità genetica. Riportato in passato in ambiente occupazionale, il leucoderma chimico è oggi in continua crescente incidenza in campo extraprofessionale e in particolare nelle nazioni in via di sviluppo. Nella gran parte dei casi il leucoderma rimane confinato nella sede di esposizione; le manifestazioni cliniche possono tuttavia interessare anche sedi cutanee remote. Clinicamente, l'affezione mima la vitiligine idiopatica e altre acromie congenite e ipocromie acquisite. La presenza di numerose macule a "coriandoli" acquisite è però caratteristica, anche se non diagnostica, del leucoderma chimico. Importante molto spesso anche il coinvolgimento di più sedi per contatto contemporaneo con lo stesso agente o con sostanze diverse. Dal punto di vista istopatologico, il leucoderma chimico non si differenzia dalla vitiligine idiopatica. A scopo diagnostico, il patch test con le noxae sospette può rivelarsi utile a condizione che si impieghino concentrazioni alquanto alte della sostanza; la lettura deve essere eseguita dopo 48-96 ore (per eventuale azione irritativa o sensibilizzante) e dopo 2-6 settimane per l'evidenziazione dell'acromia. Con l'identificazione e l'allontanamento dell'agente causale si ottiene nella maggior parte dei casi la completa ripigmentazione delle lesioni nel giro di alcuni mesi.
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