Melanoma: Non solo sole

Biagio Guarneri
Professore Emerito di Dermatologia, Università di Messina

Il melanoma cutaneo è notoriamente correlato alla scorretta esposizione a radiazioni ultraviolette, mentre il possibile ruolo di altri fattori ambientali di rischio è poco considerato. Facendo seguito a nostre precedenti segnalazioni ed alla luce dei dati dello studio SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale Territori e Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento), abbiamo valutato l’influenza dell’inquinamento nella patogenesi del melanoma cutaneo. Le rilevazioni del periodo 2003-2009 mostravano nel SIN (Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche) di Taranto-Statte, contaminato dalle emissioni di un’acciaieria, un significativo incremento dell’incidenza di melanoma e della relativa mortalità. L’estensione su scala nazionale nell’arco temporale 2003-2010 ha rafforzato i dati riguardanti Taranto-Statte e mostrato simili aumenti di incidenza nei SIN “Basso bacino del fiume Chienti”, “Bolzano”, “Brescia Caffaro”, “Trento nord” e “Venezia Porto Marghera”, caratterizzati da analoghi inquinanti: policlorobifenili, diossine, composti diossino-simili, idrocarburi policiclici aromatici, composti alifatici clorurati e/o metalli pesanti. Vengono presentati i dati epidemiologici dei singoli SIN, le evidenze –talvolta definitive– della correlazione tra i suddetti inquinanti e il melanoma cutaneo, nonchè i possibili meccanismi etiopatogenetici (interferenza con la regolazione della crescita melanocitaria tramite interazione col recettore per gli arilidrocarburi, inibizione dei meccanismi di riparazione del DNA, attivazione delle metalloproteinasi ecc.) elaborati su modelli in vitro.

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