PREVENZIONE PRIMARIA DEI TUMORI CUTANEI: INTEGRAZIONE TRA RICERCA ED INTERVENTO EDUCAZIONALE

Stanganelli Ignazio Skin Cancer Unit & Polo Ricerca e Formazione Università degli Studi di Parma
IRCCS – IRST Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei tumori
La radiazione solare ultravioletta (UV) è il principale fattore di rischio ambientale per lo sviluppo dei tumori maligni della pelle (melanoma e carcinomi), che sono i tumori più comuni nelle popolazioni caucasiche. Nel 2009, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato l'intero spettro solare UV e i dispositivi abbronzanti con UV artificiali come agenti cancerogeni di gruppo 1 per gli esseri umani indicando che le evidenze scientifiche sono sufficienti per dichiarare l’esposizione a tutto lo spettro degli UV come cancerogena, al pari del fumo di sigaretta.



Specialmente nel campo della prevenzione del melanoma, è necessario creare un atteggiamento più responsabile e critico rispetto a consuetudini e credenze consolidate nel tempo quali l’esposizione “benefica” al sole specialmente nei bambini, o quel culto della “tintarella” a ogni costo da parte dei giovani. Allo stesso modo parlare di misure di prevenzione primaria nelle scuole è importante perché’ durante l’infanzia e l’adolescenza si assorbe sino all’80% della dose solare accumulata durante tutta la vita ed esposizioni intense ed intermittenti con “spellature” sono molto dannose per la pelle.

Pertanto la fotoprotezione della cute del bambino e dell’adolescente è molto importante. Le ustioni solari in età pediatrica aumentano il numero dei nevi e correlano con un aumentato rischio di sviluppare melanoma in età adulta. Inoltre in età neonatale, pur avendo un numero di melanociti pari agli adulti, i piccoli hanno la pelle molto più sottile pertanto è più sensibile al danno da UV. La pelle dei neonati inoltre è soggetta a disidratazione e i sistemi di protezione del corpo, come la termoregolazione, non sono ancora completamente sviluppati. Pertanto in età neonatale è importante portare a mare i piccoli nelle prime ore della mattina evitando le ore più calde.

Riduzione della dose cumulativa solare, evitare esposizioni prolungate in una giornata, limitare le esposizioni nella fascia centrale della giornata, indossare maglietta e cappellino, applicare filtri solari a protezione alta rappresentano le armi per una buona prevenzione che vengono adottate dalla maggior parte dei genitori. Poi indubbiamente esiste uno “zoccolo duro” di una quota di bambini refrattari a misure di prevenzione per il cattivo ’”effetto parentale” ovvero i bambini i cui genitori hanno abitudini solari particolari con lunghi tempi di esposizione, solare, limitato uso di creme di protezione ed uso dei solarium artificiali. L’utilizzo dell’UV artificiale prima dei 35 anni aumenta notevolmente il rischio di sviluppare tumori della pelle nel corso della vita. Le radiazioni UV artificiali hanno un effetto additivo alle radiazioni solari. Dal 2011 in Italia l’uso delle lampade abbronzanti è vietato alle persone più vulnerabili come i ragazzi sotto i 18 anni, le donne in stato di gravidanza, i soggetti che in precedenza hanno sviluppato un tumore maligno della pelle ed i soggetti con pelle chiara che non si abbronzano o che si scottano facilmente con l’esposizione al sole.

Tuttavia il monitoraggio degli effetti delle attività educazionali deve essere integrato con le attività di ricerca. In particolare saranno presentati i risultati del progetto “Salviamo la pelle” promosso dall’Istituto Oncologico Romagnolo che ha coinvolto un campione della popolazione della riviera romagnola ed un campione di studenti delle scuole superiori e del progetto “Il Sole per Amico” promosso dall’IMI per le scuole primarie.
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